L’evoluzione della normativa legale e fiscale riguardante gli enti filantropici negli ultimi decenni è stata significativa in Italia. L’introduzione del Codice del Terzo Settore ha creato una categoria specifica per questi enti, migliorando notevolmente la loro legittimità e trasparenza. Inoltre, i benefici fiscali per i donatori sono diventati più interessanti, incoraggiando le donazioni. Tuttavia, rimane un passaggio importante da compiere per allineare la normativa italiana a quella della maggior parte dei paesi occidentali: la defiscalizzazione delle rendite finanziarie delle gestioni patrimoniali degli enti filantropici.
Al momento, solo pochi paesi, tra cui l’Italia, tassano le rendite dei patrimoni degli enti filantropici. La stragrande maggioranza degli altri paesi europei esenta queste rendite da qualsiasi forma di imposizione. Questo divario normativo può avere effetti distorti sul settore filantropico italiano.
La tassazione delle rendite degli enti filantropici può disincentivare i donatori a trasferire capitali significativi in un’unica soluzione, favorendo invece donazioni annuali che possono essere detratte dal reddito. Questo crea un incentivo fiscale per i donatori a breve termine ma può limitare la capacità degli enti filantropici di accumulare risorse a lungo termine.
Inoltre, la tassazione delle rendite può spingere alcuni donatori a costituire fondazioni all’estero, sfruttando la libera circolazione dei capitali in Europa. Questo fenomeno potrebbe portare alla perdita di capitali destinati al bene comune in Italia.
La normativa attuale può anche influenzare le strategie di investimento degli enti filantropici, con effetti indesiderati sulla loro capacità di sostenere le cause sociali. La mini Ires, che riduce l’imposizione sui dividendi, e l’esenzione delle rendite dagli investimenti immobiliari possono avere un impatto sulle scelte di investimento, spingendo gli enti verso determinate tipologie di asset.
Per queste ragioni, è importante rivedere la tassazione delle rendite degli enti filantropici in Italia. Un cambiamento in questa direzione potrebbe favorire la creazione di capitali destinati al bene comune, promuovendo la sostenibilità del terzo settore e del welfare nel paese. Inoltre, potrebbe contribuire a trattenere capitali in Italia, invece di spingerli all’estero, promuovendo il bene comune nazionale.