L’Italia sta assistendo a un aumento dell’attrattività per gli investimenti esteri, in particolare nel settore farmaceutico. Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia ha annunciato un investimento di 580 milioni di euro nel Paese nei prossimi cinque anni. Solo nello stabilimento di Borgo San Michele, vicino a Latina, l’azienda impiegherà 125 milioni di euro per la crescita produttiva e l’innovazione.
L’annuncio, fatto durante un evento presso la sede pontina, rafforza il legame industriale tra la multinazionale statunitense e l’Italia. “Gli investimenti di oggi sono solo una piccola parte di ciò che l’azienda ha investito nel Paese dal 1975”, ha commentato Shawn Crowley, vice capo missione dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia.
Queste invece le dichiarazioni di Mario Sturion, managing director di Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia, in riferimento a uno studio di ricerca clinica in fase I:
“A Latina ci prepariamo a produrre una terapia per una malattia autoimmune. Una terapia innovativa può cambiare la vita dei pazienti e supportare il Servizio Sanitario Nazionale. Come azienda guardiamo con fiducia al futuro, una fiducia che Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia ha conferito all’Italia quasi 50 anni fa e che oggi rinnoviamo con questo grande investimento. I pazienti hanno fiducia in noi e nel futuro del Paese”.
Jorge Lopez, general manager dello stabilimento pontino, ha parlato della quota di investimenti destinata al sito:
“Il piano permetterà una crescita del 25% dei prodotti in fase di sviluppo, consentendo di gestire in modo più efficiente la linea di produzione e di far arrivare i farmaci ai pazienti più rapidamente. Qui produciamo 4 miliardi di compresse, di cui il 97% viene esportato in tutto il mondo”.
Parole al miele sono invece arrivate da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy:
“La farmaceutica è diventata un nuovo modello di crescita del made in Italy perché investe tanto in ricerca e innovazione ed è internazionale perché il 60% dei siti produttivi in Italia è di aziende estere. Inoltre è un settore che è cresciuto del 10% in esportazione nel 2023 e nel 2024 sta crescendo a una media del 5%. Un settore che ci può dare grande soddisfazione, capace di stare nel mondo e attrarre. Per questo, con il ministro Schillaci, abbiamo istituito il tavolo sul biomedicale. In quel tavolo, ci stiamo confrontando con l’associazione delle imprese italiane sui dossier europei e per creare un contesto favorevole agli investimenti alla ricerca e all’innovazione”.
Per Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, le multinazionali farmaceutiche continueranno a investire in Italia dove possono trovare le competenze adeguate:
“Questo è un settore competitivo e necessario per continuare ad andare in una direzione che vede, nel mese di aprile, una crescita del 50% dell’export e fa sì che il settore sia il primo nel nostro Paese. Il risultato è da attribuire alla collaborazione che le imprese hanno instaurato con il governo sul fronte europeo per buttare a mare la legislazione farmaceutica, che vuole accorciare i tempi dei brevetti e su quello che permette di continuare a investire, rendere più veloce, snella, digitale e sburocratizzata la ricerca clinica del nostro Paese: siamo diventati quarti dopo la Spagna”.