“Si vive una sola volta nella vita”, almeno fino a priva contraria. Quindi tanto vale cercare di vivere meglio che si può, o almeno provarci. In estrema sintesi questo è il mood della filosofia “YOLO” che sta per “You only live once”. YOLO diventa un trend ed un Hype da social negli USA nell’Aprile 2021: il giornalista Kevin Roose del New York Times parla per la prima volta addirittura di YOLO Economy, una tendenza a metà tra lo spirito di avventura e la necessita di fare ordine tra i propri obiettivi, mettendo a fuoco quelle che sono le priorità: lavoro, famiglia, amici, tempo libero, con impatti importanti sul mercato del lavoro. YOLO diventa popolare con la canzone “The Motto”, cantata dal rapper Drake, un inno alla vita vissuta a pieno. E YOLO si trasforma in YOLO Economy, diffondendosi velocemente negli Stati Uniti tra la GenZ, la generazione Zeta, e i Millenials, le fasce sociali che più faticano ad inserirsi nel mercato del lavoro e che più hanno sofferto gli effetti collaterali della crisi sanitaria legata alla pandemia.
Praticamente subito dopo la Yolo Economy, sempre negli USA, escono i primi numeri relativi alla “Greath Resignation”, le dimissioni dal lavoro, un fenomeno del tutto inedito che spiazza gli esperti più autorevoli in materia di mercato del lavoro, economia e istruzione: molte persone semplicemente decidono di cambiare la propria vita, lasciano il proprio lavori e ne cercano un altro, più in linea con i loro interessi.
Chi lascia il proprio lavoro tendenzialmente non ha un livello alto di salario e non ha una stabilità lavorativa, ma spesso, un caso su tre negli USA, non ha pronta un alternativa.
Si pensava l’anno scorso che il fenomeno fosse circoscritto ai lavoratori d’oltreoceano, invece il fenomeno delle Grandi dimissioni arriva anche in Italia, ed il fenomeno coinvolge circa due milioni di lavoratori.
Il fenomeno spiazza chi si occupa di risorse umane, perché, soprattutto in Italia, si tende a pensare che nel mercato del lavoro sia difficile trovare un lavoro, non lavoratori. Invece la ripartenza dopo la pandemia ha mostrato che non è più cosi.
Ci sono poi due questioni da non sottovalutare. La prima riguarda l’invecchiamento demografico del paese, un trend ormai preoccupante che lascia immaginare che faremo fatica a rimpiazzare i baby boomers che andranno in pensione con le leggi in corso tra pochi anni. Il secondo prosaicamente consiste nel salario e nel potere d’acquisto dei redditi da lavoro, con gli stipendi che non sono cresciuti mai da trent’anni a questa parte.
Il rapporto Gallup che riporta l’indice di felicità sul lavoro rileva che in Italia i lavoratori che si sentono pienamente coinvolti nell’azienda sono poco più di uno su dieci. Secondo il rapporto annuale di Microsoft il 40% dei lavoratori globali nel 2021 ha considerato l’idea di lasciare il proprio lavoro ed altrettanti pensano di trasferirsi lavorando in smart-working. Entrambi sono uno dei tanti segnali che consigliano di cambiare la prospettiva con cui guardiamo al lavoro.
Questa tendenza non riguarda però solo l’Occidente.
In Cina ad esempio l’equivalente di YOLO è “toccare i pesci”, altro trend sviluppato dai millenials cinesi, sempre loro, partito da Shangai ed in rapidissima diffusione.
Tornando all’Italia, sappiamo che è una Repubblica fondata sul lavoro e non sulla felicità, ma siccome lo stipendio non cresce, allora pensare almeno di fare almeno quello che piace non sembra un idea tanto.
Una piccola digressione romana. Nel locale Necci al Pigneto, lo stesso dove Pasolini girò molte scene di Accattone, c’è un quadro appeso al miro con la frase di Primo Levi ”Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono” Il passo è contenuto nel romanzo “La chiave a stella”, che vince il premio Strega del 1979.
Insomma, perché non provare a fare quello che piace, o cambiare punto di vista. Del resto si vive una volta sola nella vita, appunto.