Un chiaro trend dimostra che a livello internazionale si investe sempre di più nel Green Tech: il futuro dell’innovazione è già qui.
Che si parli di alta finanza internazionale o di venture capitalist la tendenza è sempre più rivolta a puntare su aziende green che abilitino soluzioni di decarbonizzazione, la grande chimera di questo decennio (ed in tutta probabilità anche i prossimi).
Ovviamente la decarbonizzazione include una grande quantità di diversi segmenti di mercato che vanno dall’efficientamento dell’energia, al recupero e il riciclo dei materiali e a tutto quanto connesso all’economia circolare in produzione, alle soluzioni per la logistica e alle tecnologie che contribuiscono a efficientare le filiere produttive e distributive, così come la gestione di forme di compensazione.
Lo State of Climate Tech Report di PwC parla chiaro: una crescita del 210% per questo genere di attività tra il 2020 ed il 2021 con una raccolta di fondi ed investimenti che toccano quota 87,5 miliardi di dollari ed un’ascesa che non pare destinata ad arrestarsi nel breve termine.
Quanto all’Italia, il numero di startup a significativo impatto sociale e ambientale a fine 2021 è di 486 (secondo il Social Innovation Monitor dell’Università di Torino) ed è cresciuto del 28,2% rispetto alle 349 società rilevate alla fine del 2020. Sono ancora poche sul totale generale delle Startup Innovative (dal 3,1% di fine 2020 al 3,8% del 2021), ma in crescita. Servono però investimenti, di sistema, importanti e serve una strategia.
Ancora troppo scarso in effetti il numero di startup, anello di congiunzione tra digitalizzazione e e transizione green, dunque fondamentali all’interno di questo prezioso ecosistema. Al contrario sempre più grandi realtà si sono inserite all’interno di questa corsa al green, vuoi per ragioni di convenienza, l’immagine non può che beneficiarne, o per fattori culturali, ad esempio la consapevolezza tra i grandi imprenditori della necessità di questo tipo di svolta.
Tra i settori più forti inseriti all’interno di questo grande insieme risulta esserci quello dell’energia che vede molti Paesi vincolati all’importazione di combustibili fossili andare alla ricerca di nuove soluzioni meno inquinanti e soprattutto più autarchiche, con modalità di produzione decentrate per risparmiare ulteriormente sul trasporto dell’energia, notoriamente tra le criticità maggiori a livello di sprechi.
L’Italia dal punto di vista del decentramento risulta incredibilmente avanti rispetto alla media, avendo già legiferato nel 2021 a riguardo, ma saranno necessarie piattaforme che permettano a domanda ed offerta di incontrarsi. In realtà già esistono e saranno loro a rendere possibile un futuro più sostenibile dal punto di vista energetico.