Nonostante i proclami dei governi che si sono susseguiti, il Belpaese è ancora indietro rispetto alla media UE per la spesa in favore di famiglie e disabili.
I dati ISTAT parlano chiaro: nonostante l’Italia spenda una percentuale del suo PIL destinata alla protezione sociale superiore alla media UE (34,3% contro il 32,7%), la spesa in termini pro-capite resta indietro.
Lo scompenso si evidenzia in particolare nelle risorse destinate ai disabili (476€ a persona contro 669) e ancor più a famiglie e minori (339€ contro 753) che evidenziano “una carenza di servizi, ad esempio di natura socio-assistenziale e socio-educativa”.
Rispetto alla media europea, in Italia l’elevato investimento per protezione sociale va a discapito di altre spese, come quelle per i servizi di cura (77,3% prestazioni in denaro, contro il 66% in media a livello europeo, il 65% della Francia, il 61,7% della Germania).
Restano poi le consuete differenze tra Nord e Sud del Paese, con i secondo sempre nettamente svantaggiato nell’erogazione dei servizi, dove la spesa pro-capite è circa la metà di quella della media nazionale per tutte le tipologie di utenti.
Con la pandemia, peraltro, nel nostro Paese la spesa per l’area povertà è aumentata del 72,9%, da 555 a 959 milioni, tra il 2020 e il 2019. In relazione alla spesa complessiva, dunque, l’importo è passato dal 7,4% del 2019 al 12,2% del 2020, si legge nel comunicato. Aumentano anche i percettori di redditi integrativi che ha raggiunto la cifra di 377.000.