Nel 2022, nell’Unione europea 95,3 milioni di persone, pari al 21,6% della popolazione, erano a rischio di povertà o di esclusione sociale. Lo rende noto Eurostat, precisando che il dato è rimasto stabile rispetto al 2021, quando erano 95,4 milioni le persone a rischio.
Il rischio di povertà o esclusione sociale, sottolinea l’ufficio di statistica europeo, “è più elevato” per le donne rispetto agli uomini (22,7% rispetto al 20,4%) e oltre un quinto (22,4%) delle famiglie europee con figli a carico è a rischio. I valori più elevati sono stati osservati in Romania (34%), Bulgaria (32%), Grecia e Spagna (entrambe al 26%). L’Italia si trova comunque al di sopra della media europea con il 24,4%, con 14,3 milioni di persone a rischio.
Le quote più basse invece sono state registrate in Repubblica Ceca (12%), Slovenia (13%) e Polonia (16%).
La situazione in Italia: dati Istat
Nel 2022 poco meno di un quarto della popolazione italiana (24,4%) è a rischio povertà o esclusione sociale, quasi come nel 2021 (25,2%). Grazie alla ripresa dell’economia dopo la pandemia e l’incremento di occupazione e redditi, si riduce però significativamente la popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,5%rispetto al 5,9% del 2021) e rimane stabile la popolazione a rischio di povertà (20,1%). Lo rileva l‘Istat nel Report su reddito e condizioni di vita 2021-2022.
Nel 2022 il 20,1% delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà (circa 11 milioni e 800mila individui) avendo avuto, nell’anno precedente l’indagine, un reddito netto equivalente, senza componenti figurative e in natura, inferiore al 60% di quello mediano (ossia 11.155 euro). A livello nazionale la quota di popolazione a rischio di povertà rimane uguale all’anno precedente (20,1%).
Il 4,5% della popolazione (circa 2 milioni e 613mila individui) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, ossia presenta almeno sette segnali di deprivazione dei tredici individuati dal nuovo indicatore Europa2030. Rispetto al 5,9% del 2021, sottolinea l’Istat, “vi è una decisa riduzione delle condizioni di grave disagio, grazie alla ripresa dell’economia dopo la crisi pandemica e l’incremento dell’occupazione e dei redditi familiari”.
La riduzione della percentuale di popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale è marcata al Nord-ovest e al Centro. Inoltre, il 9,8% degli individui vive in famiglie a bassa intensità di lavoro (indicatore Europa 2030), ossia con componenti tra i 18 e i 64 anni che nel 2021 hanno lavorato meno di un quinto del tempo, percentuale in riduzione rispetto al10,8% del 2021, come conseguenza delle migliori condizioni del mercato del lavoro.
La popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, ovvero la quota di individui che si trova in almeno una delle suddette tre condizioni (riferite a reddito, deprivazione e intensità di lavoro), è pari al 24,4% (circa 14 milioni 304milapersone), sostanzialmente stabile rispetto al 2021 (25,2%).Questo andamento sintetizza la sensibile riduzione della popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale, grazie alla ripresa economica, con una quota di popolazione a rischio di povertà uguale all’anno precedente.