Elon Musk ed altri importanti scienziati di BigTech propongono di sospendere lo sviluppo delle Intelligenze Artificiali per 6 mesi, ma è davvero sufficiente per creare protocolli di sviluppo e sicurezza trasparenti e condivisi?
C’è chi paragona le IA all’elettricità per l’importanza e la pervasività di questa nuova tecnologia, molti semplicemente non ci pensano o hanno le idee parecchio confuse a riguardo, ma quando parla Elon Musk, una delle figure più importanti e discusse dell’Occidente, nessuno può evitare di tendere l’orecchio.
Ed ecco che Elon ha parlato: serve una “pausa di riflessione”, ChatGPT-4 progredisce troppo rapidamente e senza alcun protocollo di sicurezza condiviso e di conseguenza si rischia lo scenario “Terminator”, il peggiore possibile per l’umanità. I più maligni sussurrano che desideri semplicemente colmare il gap tra la sua tecnologia e quella di Microsoft (OpenAI appartiene al colosso di Bill Gates), ma non è il caso di dare corda a queste insinuazioni. Non si è ovviamente limitato ad uno sterile appello ma ha lanciato una petizione online, capace di coinvolgere direttamente alcuni dei più eminenti scienziati al mondo, che ha raggiunto oltre 1300 firme.
Qui è possibile leggere la petizione e firmarla.
Di per sé l‘idea non è certo malvagia, ed è un buon segno che finalmente si percepisca la necessità di regolamentazione in un nuovo “Far-West digitale”, ma sembra sorvolare su un problema cardine che rende quasi impossibile i suoi propositi, l’inconciliabilità di vedute dei vari governi mondiali su qualsiasi tema. Già, perché se si pensa che tutt’ora è pressoché impossibile conciliare i diversi Stati su questioni prioritarie come il cambiamento climatico, i cui effetti pure iniziano ad essere palesi agli occhi di tutti, come si può pensare di avviare un dialogo trasparente che coinvolga direttamente tutte le più grandi potenze mondiali?
Sfortunatamente dopo l’era della globalizzazione, seguita a sua volta alla caduta del Muro di Berlino e quindi dell’URSS stessa, siamo ormai a pieno titolo in una fase di transizione che vede emergere un nuovo bipolarismo (o secondo taluni addirittura un multipolarismo) tra l’asse Cina-Russia e quello ormai consolidato dell’Occidente. Chiunque abbia minimamente seguito gli sviluppi della pandemia nella terra degli Han ha ben presente quanto i dati forniti dalla Cina sulla malattia e la sua progressione nel suo Paese siano distanti dalla verosimiglianza. Non parliamo della Russia, trasversalmente in guerra con l’intero mondo occidentale e sempre pronta a nuove minacce apocalittiche.
Queste dinamiche da nuova Guerra Fredda rendono davvero difficile fidarsi gli uni degli altri, ma se non ci fidiamo come possiamo fermarci a riflettere, sapendo che rischiamo di essere sorpassati tecnologicamente da uno schieramento che quantomeno ci guarda con sospetto? Ed è inutile girarci attorno, per l’Occidente perdere il primato nell’innovazione sarebbe una tragedia, per gli altri allargare il gap sarebbe altrettanto disastroso.
Ma anche mettendo da parte i problemi derivati da questa instabile situazione geopolitica, siamo davvero sicuri che i vari Stati occidentali siano in grado di mettersi d’accordo tanto rapidamente su un tema di questa capitale importanza e complicatezza? Le difficoltà con cui l’UE impone le sue decisioni a Stati che vi hanno aderito spontaneamente mettono alla luce tutti i problemi che deriverebbero già solo dal trovare un accordo “in casa nostra”, anche se una forte pressione da oltreoceano potrebbe significativamente accelerare i tempi.
E’ dunque difficile dire se sia giusto o meno accogliere l’appello del fondatore di Tesla, senz’altro condivisibile da un punto di vista etico ed umano, ma scarsamente conciliabile con la complessa realtà che ci circonda.