L’innovazione energetica non può prescindere dalla ricerca. E un buon indizio sulla velocità della decarbonizzazione è dato dal numero di brevetti energetici, elettrici e in materia di efficienza energetica. I dati sono analizzati nell’edizione 2023 del Rapporto I-Com sull’innovazione energetica, che quest’anno ritorna sul binomio energia e digitalizzazione e sui sistemi di accumulo, dedicando dei capitoli all’eolico offshore e al biometano. Dall’analisi di I-Com l’Italia non esce bene, tutt’altro: nel 2021, i brevetti rilasciati complessivamente a livello mondiale sono circa 1,8 milioni (+8,2% rispetto al 2020). La Cina continua a essere protagonista, mentre perdono terreno Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e tutti i Paesi europei presi in considerazione nel rapporto. In particolare, l’Italia ha una contrazione del 10% rispetto al 2020: è il dato peggiore nel campione selezionato.
In ambito energetico, nel 2021 sono stati rilasciati, nel mondo, 110.000 brevetti, in aumento dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Anche in questo settore, la Cina irrobustisce la sua leadership con 38.000 brevetti, mentre in Italia continua il ridimensionamento del settore energetico, con una contrazione percentuale simile a quella rilevata nel quadro complessivo.
In ambito elettrico, l’attività innovativa si conferma anche quest’anno concentrata prevalentemente sull’accumulo, la tecnologia più fiorente in termini di invenzioni con 49.470 brevetti concessi a livello globale. Seguono il solare fotovoltaico (15.436 brevetti) e l’eolico (9.886), tecnologie fondamentali per decarbonizzare il settore energetico e migliorarne l’approvvigionamento.
Dal punto di vista geografico, è ancora la Cina a dominare sulle tecnologie elettriche, occupando la prima posizione in 9 delle 13 tecnologie considerate. In confronto, le posizioni degli altri player internazionali appaiono in ribasso e i Paesi europei giocano un ruolo marginale. L’Italia ha depositato solo 286 brevetti in campo elettrico. Per quanto riguarda il campo dell’efficienza energetica, il numero di brevetti concessi a livello Ue nel 2021 è stato pari a 6.869, contro i 7.705 del 2020, in contrazione del 10.9%. Il trend europeo evidenzia un andamento a fasi alterne. Nello specifico i settori maggiormente studiati e innovati sono l’edilizia, l’industria della raffinazione chimica e del petrolio, la lavorazione dei metalli e dei minerali. Risultano meno fertili in termini di propensione brevettuale il settore agricolo e il settore ICT. Nel nostro Paese, invece, il numero di brevetti concessi in ambito dell’efficienza energetica si attestava a 431 brevetti nel 2021, +10,8% sul 2020.
Nell’ambito della mobilità sostenibile con circa 14.000 brevetti richiesti complessivamente nel 2021 e un’incidenza del 48,3%, l’accumulo energetico si conferma la tecnologia cui è riconducibile gran parte dello sforzo di innovazione a livello globale. Negli anni 2015-2021 solo la brevettazione di veicoli ibridi è rallentata, mentre si riscontrano tassi di crescita positivi per le stazioni di ricarica (+73,5%), i veicoli elettrici (+57,8%) e le tecnologie a idrogeno (+27,1%).
Anche nel settore della mobilità sostenibile è la Cina a primeggiare, con 4.123 brevetti depositati (+570,4% rispetto al 2015). Seguono Corea del Sud (3.458 brevetti), Stati Uniti (2.866) e Germania (2.208). Dal canto suo, l’Italia ha depositato soltanto 94 brevetti, contro i 111 del 2015. Una buona notizia arriva, tuttavia, dal comparto dei veicoli ibridi: il numero di brevetti richiesti fa emergere principalmente l’Italia (21,3%) e il Regno Unito (18,5%). L’india sembra eccellere nelle tecnologie per le stazioni di ricarica, mentre il Regno Unito ottiene il primato nel deposito di brevetti riguardanti le tecnologie a idrogeno.
A proposito di idrogeno, anche qui l’Italia resta al palo. Il contributo annunciato all’installazione di impianti per la produzione di idrogeno da elettrolisi nei prossimi 7 anni è di appena 24 progetti su un totale europeo di 631, 1,97 GW di capacità di elettrolisi (contro i 93,55 GW dell’Europa) a fronte dei 5 GW previsti nelle linee guida. E’ quanto emerge dall’Hydrogen Innovation Report 2023 redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano. Secondo il report la colpa, in prima istanza, è della mancanza di una strategia nazionale: siamo ancora alle linee guida, mentre hanno già una normativa chiara e definita i 5 Paesi europei più attivi (circa il 75% della produzione) e cioè Germania, Spagna, Olanda, Danimarca e Regno Unito.
La scadenza fissata al 2050 per la decarbonizzazione è “la” sfida del secolo, avverte I-Com, perché riguarda la conservazione di una vita non troppo dissimile da quella che viviamo oggi, pur in presenza di impatti climatici ormai conclamati.