Il Belpaese perde posizioni nel Democracy Index 2022, scivolando al 34° posto su 164 e finendo dietro all’umile Botswana. Non un bel segno per le nostre istituzioni.
Sono state perse altre 3 posizioni rispetto al 2022, anno in cui già non ci posizionavamo tra i migliori 30, nella classifica sullo stato di salute delle democrazie stilata dall’Economist che prende in considerazione 165 Paesi e due territori in tutto il mondo. Oltre al Botswana, meglio di noi anche Slovenia e Malta, non certo Stati noti per il loro apparato democratico, ma invero nemmeno per il contrario.
In una scala di punteggio che va da 1 a 10 stilata in base a cinque indicatori (processo elettorale e pluralismo, libertà civili, funzione del governo, partecipazione politica e cultura politica), l’Italia nel complesso ha ottenuto 7,69 venendo così inserita nel novero di quelle sono state etichettate come “democrazie imperfette”. Ad abbassare drasticamente la media tra gli indicatori è sempre la funzione del governo, appena a 6,79, mentre eccellente è stato il risultato di 9,58 per processo elettorale e pluralismo.
Per quanto riguarda i Paesi più virtuosi, stando al Democracy Index 2023 in testa c’è sempre la Norvegia che ottiene ben tre “10”, seguita dalla Nuova Zelanda e dall’Islanda con Svezia e Finlandia che completano la Top 5.
Tornando a noi, l’Italia è stata oggetto di indagine particolarmente approfondita per l’Economist che ha così commentato le recenti elezioni:
“La rappresentanza di partiti di destra come i Democratici svedesi o Fratelli d’Italia (FdI) in parlamento e governo non è necessariamente dannoso per la democrazia; anzi, l’esclusione di tali partiti quando hanno il sostegno di ampi settori dell’elettorato potrebbe essere interpretato come antidemocratico.
Allo stesso tempo, ci sono preoccupazioni giustificabili che i partiti di estrema destra potrebbero minare la democrazia promuovendo l’intolleranza o approvando una legislazione illiberale o censurando i media. Il governo Meloni inizialmente ha adottato una posizione moderata (motivata in parte dal desiderio di assorbire i fondi Ue disponibili), ma il suo mandato era per una posizione di destra più dura e potrebbe tornarvi sotto la pressione dei suoi partner di coalizione”.