L’Italia si posiziona al sesto posto in Europa per numero di startup dedicate alla lotta contro il cancro, con 80 realtà attive. Il Paese segue Regno Unito (290 startup), Francia (246), Germania (208), Svizzera (151) e Svezia (112). Lo evidenzia l’Ufficio europeo dei brevetti (EPO), che ha pubblicato il suo secondo studio sulle tecnologie oncologiche in occasione della Giornata mondiale contro il cancro.
Lo studio analizza i settori tecnologici in più rapida crescita, tra cui spiccano l’immunoterapia cellulare (con un incremento annuo medio del 37,5% delle domande di brevetto tra il 2015 e il 2021), la terapia genica (+31%) e l’analisi delle immagini (+20%).
Nel rapporto, intitolato Nuove frontiere in oncologia, emerge che l’Italia vanta un numero di startup oncologiche nettamente superiore alla media UE di 48,9 per nazione. Inoltre, il 46% delle startup italiane si trova nella fase iniziale di sviluppo, un dato che testimonia il forte potenziale innovativo del Paese in questo settore.
Dal punto di vista brevettuale, l’Italia si conferma sesta in Europa, con oltre 1.100 famiglie di brevetti (IPF) registrate tra il 2010 e il 2021, corrispondenti a più dell’1% del totale europeo. Tra il 2017 e il 2021, il Paese ha rappresentato il 4,6% di tutte le tecnologie oncologiche brevettate in Europa.
Il rapporto dell’EPO evidenzia anche una dinamica preoccupante: mentre in Europa il numero di brevetti nel settore oncologico cresce più lentamente rispetto a Stati Uniti e Cina, il Vecchio Continente resta comunque il principale polo di startup dedicate all’innovazione nella lotta contro il cancro.
Queste le dichiarazioni di António Campinos, presidente dell’EPO:
“Alla luce della relazione di Mario Draghi sulla competitività europea, i risultati di questo studio devono essere un campanello d’allarme per l’ecosistema dell’innovazione oncologica in Europa. Le tecnologie per combattere il cancro stanno evolvendo rapidamente e in direzioni inaspettate. L’Europa deve agire per mantenere il suo vantaggio competitivo nell’innovazione sanitaria e per salvare vite. Le nostre startup oncologiche rappresentano una grande speranza, ma necessitano di investimenti e supporto per trasformare le loro invenzioni in soluzioni concrete”.
Lo studio mette in luce anche una sfida cruciale: mentre in Europa si registra un alto numero di startup nelle prime fasi di sviluppo, gli Stati Uniti dominano con un maggior numero di aziende in fase di crescita avanzata. Il 40% delle startup statunitensi nel settore delle tecnologie anti-cancro ha raggiunto questa fase, contro appena il 24% nell’UE e il 27% negli altri Paesi membri dell’EPO. Questo divario evidenzia le difficoltà che le startup europee affrontano nel consolidarsi e raggiungere il successo.
Un ruolo determinante nella ricerca oncologica italiana è svolto dagli enti pubblici. Secondo il rapporto EPO, tra il 2016 e il 2021 il 38,4% dei progressi nel settore è stato guidato da istituzioni pubbliche, un dato superiore alla media UE del 34,9%. Se si considerano anche i contributi indiretti alla ricerca, il totale del contributo pubblico italiano sale al 59,5%, confermando il peso fondamentale di università, ospedali e centri di ricerca nella lotta contro il cancro.
Infine, lo studio sottolinea che quasi il 50% dei brevetti depositati tra il 2010 e il 2021 dagli Stati membri dell’UE proviene da istituzioni accademiche o sanitarie. Oltre il 12% delle domande di brevetto legate all’oncologia in Europa ha avuto origine in istituti di ricerca ma è stato successivamente depositato da aziende, un trend che evidenzia la crescente sinergia tra il mondo accademico e l’industria nel settore oncologico.