La gestione delle frontiere europee, dopo un ultimo decennio che ha visto il fenomeno dell’immigrazione illegale aumentare a dismisura, è uno degli argomenti più caldi del momento. La questione è ovviamente estremamente complessa e vede messi in gioco come al solito interessi divergenti tra i vari Stati Membri, con in particolare i Paesi di primo asilo in difficoltà a gestire il volume degli arrivi.
Ma oggi, l’11 aprile 2024, finalmente il Parlamento Europeo ha raggiunto un accordo per il superamento del Regolamento di Dublino del 2016, che si è dimostrato inadatto a venire incontro all’esigenze dei Paesi in cui avvengono la maggior parte degli sbarchi. D’ora innanzi agli Stati membri sarà richiesto ogni anno di farsi carico di qualche migliaio di ricollocamenti, in base ovviamente alla densità abitativa e al PIL del Paese, o di versare un contributo di solidarietà destinato all’accoglienza dei migranti a partire da 600 milioni di euro. La misura agisce anche a livello securitario: tutti i nuovi entrati in Europa dai 6 anni in su dovranno essere registrati prima di lasciare il centro di accoglienza, il tutto in un tempo limite di 12 settimane. Il Patto include poi anche disposizioni relative all’Agenzia europea per l’asilo, al miglioramento delle condizioni di accoglienza e a un framework per il reinsediamento dei richiedenti asilo.
Vista la delicatezza del tema e l’inclusione dei minori nei criteri di registrazione, questo nuovo patto ha diviso profondamente il mondo della politica. Forte sfiducia su questa manovra è stata in particolare espressa dall’ala più a sinistra dell’Europarlamento, in particolare dai Socialisti, che sostengono insieme a molte ONG che la misura finirà per peggiorare la condizione dei minori che sbarcano in Europa, che dovranno attendere financo mesi prima di poter essere rilasciati dai primi centri di accoglienza ed essere ricollocati sul territorio. Non solo, anche il meccanismo di redistribuzione è stato definito insufficiente. Tuttavia va detto che le operazioni di screening annunciate sono già valide, o presto lo saranno, anche per tutti coloro che entrano in Europa legalmente, rendendo particolarmente evidente come la misura non si ponga l’obiettivo di umiliare o schedare i nuovi arrivati, quanto di rispondere alla necessità di un censimento capillare della popolazione, che è già la regola per tutti gli Stati appartenenti all’unione. I favorevoli alla misura parlano invece di una data storica, paragonabile all’acquisto congiunto delle dosi di vaccino in tempo di pandemia, che vede l’UE dotarsi per la prima volta di un vero meccanismo di accoglienza comune e quindi la crescita dell’interconnessione e della collaborazione tra gli Stati a livelli mai raggiunti prima: il trionfo dell’integrazione europea.
Solo il tempo ci dirà se questo nuovo patto permetterà di distribuire più equamente gli oneri dei Paesi frontalieri e contribuirà a rendere più rapide e efficiente l’inserimento dei richiedenti asilo nella nostra società, ma difficilmente assisteremo ad una situazione peggiorata rispetto al fallimentare esperimento del Regolamento di Dublino.