L’Italia è mondialmente riconosciuta come uno dei Paesi più belli al mondo oltre ad essere ricca di cultura; è anche all’interno del G8 ed a pieno titolo tra gli Stati del Primo Mondo. Allora come mai i suoi abitanti non sono (tanto) felici?
In tempi recenti l’ONU ha presentato la settima edizione dell’annuale World Happiness Report che classifica 156 Paesi in base alla percezione della felicità dei propri cittadini. Un indice questo molto più complesso da calcolare del semplice PIL che risulta effettivamente molto riduttivo per calcolare la prosperità e la felicità di un popolo, non tenendo esso conto delle disuguaglianze e svariati altri fattori.
Questa ricerca dunque si basa su alcuni fattori chiave: sostegno sociale, reddito, salute, libertà, generosità e assenza di corruzione. A cura dell’economista della Columbia University e direttore dell’Earth Institute’s Center for Sustainable Development Jeffrey Sachs con John Halliwell e Richard Layard, il rapporto è stato prodotto dal Sustainable Development Solutions Network (Sdsn) in partnership con la Fondazione Ernesto Illy.
Ancora una volta i più felici risultano essere i soliti Paesi nordici, capofila la Finlandia, con al 4° posto una realtà invece molto differente come quella dello stato di Israele. In generale i primi 30 sono in maggioranza Stati europei o occidentali con alcune curiose aggiunte come l’Arabia Saudita, non certo il Paese più vicino ai diritti dei suoi cittadini.
L’Italia invece si colloca 33°, tra gli ultimi dell’UE, insieme ai Mediterranei come Grecia, Spagna e Portogallo. Non siamo dunque ancora certo tra i più infelici al mondo, ma il trend che ci vede perdere ogni anno posizioni risulta senz’altro preoccupante con ben 5 scalini scesi dal 28° posto del 2020.
Così Andrea Illy, presidente di Illycaffè, che collabora da anni con Sachs, commenta i fattori più incisivi per la percezione della felicità umana che emergono dal report:
“É un altro indice rispetto alla cultura del Pil che aumenta l’insostenibilità delle nostre economie, ad esempio su temi come i cambiamenti climatici. Più prevalgono le diseguaglianze e più avvertiamo un sentimento di infelicità. Le attuali crisi sistemiche, dalla guerra all’inflazione, stanno creando uno scenario molto cupo che colpisce sopratutto il futuro dei giovani. Dall’indagine colpisce come ci sia stata una grande resilienza di fronte al Covid. Felicità e sostenibilità sono due facce della stessa medaglia”.
Queste invece le sue parole sul risultato dell’Italia:
“L’Italia, pur avendo subito le conseguenze economiche della guerra in Ucraina e la crisi dei prezzi, ha tenuto le posizioni. Si avverte una crescente insicurezza legata ai temi dell’immigrazione”.